Lo scorso week-end abbiamo sperimentato una specie di mini campus musicale. L’occasione è nata dall’opportunità di fare un concerto nel bellissimo paese di Paspardo, in mezzo alle montagne della Val Camonica, a un tiro di schioppo da Capodiponte località nota in tutto il mondo per i graffiti rupestri altrimenti detti Pitoti e dove abita una mia carissima amica che tutti i giorni si fa tutta la strada avanti e indietro per lavoro.
In effetti la strada non è poca, ragion per cui qualcuno ha ben pensato di approfittare delle previsioni meteo favorevoli e prolungare l’esperienza.
Un gruppo fidato si è recato in quel di Paspardo fin dalla mattina, portandosi dietro i ragazzi della Junior band. Il resto li ha raggiunti la sera, in tempo utile per i preparativi, per disporre le percussioni, le sedie e i leggii.
Il concerto si è svolto senza intoppi, anzi, direi che l’atmosfera raccolta della piazzetta dove abbiamo suonato, caratterizzata da stretti vicoli, case storiche e portali in pietra hanno contribuito non solo alla scenografia, ma anche all’ispirazione dei musicisti stessi che hanno dato più del solito.
Anche i ragazzi della junior band hanno dato il loro contributo nell’intermezzo, dimostrando di essere un gruppo piuttosto affiatato, considerando anche che l’allegra compagine non si è formata da molto tempo.
L’organizzazione ci ha quindi messo a disposizione un lauto rinfresco per recuperare energie liquidi e sali minerali dispersi dalle fatiche musicali e un posto per la notte con giochi di carte, feste di compleanno, corpi scolpiti dal Cif e corse nei sacchi a pelo, in mezzo ai quali qualcuno ha testardamente cercato di dormire.
La mattina tutti in piedi presto, compresi i più pigri abituati a tirare fino a tarda mattinata e dopo una colazione con robusto caffè prodotto da moke giganti e altrettanto voluminose paste si è potuti partire per una simpatica escursione montana.
La meta è stata il rifugio “Volano”. Una camminata non troppo difficile, comunque i meno allenati hanno potuto disporre di passaggi su pick-up, con Alberto che in un continuo via vai ha trasportato persone, cibarie e merci più o meno musicali fin sulle più alte vette.
Chi si è fatto trasportare si è anche fatto perdonare, perchè gli intrepidi camminatori, quelli che la strada se la sono fatta tutta, hanno trovato all’arrivo la tavola o il prato che fosse, già apparecchiato e il panino con la salamina già bello che pronto.
Qualcuno ha dormito per recuperare le ore di sonno perse la notte, qualcuno ha cercato di arrivare al Pizzo Badile di corsa, e di corsa è dovuto rientrare per un’ultima suonata tra i monti.
Bisogna oganizzarli più spesso questi campus ludico-musical-culinari.